hi lavora nel mondo del digital sente dire spesso che la SEO è morta, ma cosa c’è di vero in questa frase? Assolutamente nulla. Oseremo dire che sono cambiamenti i tempi e la Serp di Google è diventata più difficile da scalare, ma le ricerche organiche non moriranno mai anche perché molte volte si ricerca su google quello che non si vuole far sapere ad altri, quindi anche con l’avvento delle ricerche vocali questo problema non si pone minimamente.
Ne parla spesso anche il noto blogger Festa Maurizio sul suo portale festamaurizio.it, esperto in Search Engine Optimization, dove sul suo portale ci spiega in parole comuni il motivo per cui aziende e liberi professionisti dovrebbero continuare ad affidarsi alle strategie per posizionarsi organicamente ed evitare di ascoltare chi dice che oramai “posizionarsi è impossibile”.
La SEO muore più di dieci anni fa
Nonostante i “guru” continuino a ripetere che la SEO è morta, c’è chi lo dice da ben oltre dieci anni. Era l’anno 2003 quando ancora Google premiava i siti in cui vi era il keyword stuffing (ripetere ossessivamente una o più parole chiave soprattutto in fondo al sito internet) e altri “trucchi di black hat ben accetti”.
Da quell’anno in poi, il colosso di Mountain View rilasciò update ben più importanti, la cui finalità era quella di far salire in prima pagina siti di qualità rispetto a siti che erano in prima posizione solo grazie a qualche trucchetto per scalare maggiormente le serp e posizionarsi davanti a siti che magari hanno anche degli articoli curati maggiormente e con un livello di qualità superiore.
Quando muore la SEO? Definitivamente tra l’anno 2011 e 2012.
Perché è proprio in quei periodi che Google si è impegnata a rilasciare aggiornamenti qualitativi (Panda e Penguin). Non bastano più le tecniche di black hat SEO per scalare la Serp, ci vogliono molte più competenze e una strategia basata sul content is the king, il contenuto da quel momento diventa veramente importante, dando una svolta qualitativa al lavoro dei professionisti.
La SEO nel 2019: cosa e chi è cambiato?
I nuovi update di Big G hanno fatto sì che negli ultimi anni, la SEO cambiasse e le difficoltà di posizionarsi tra le prime pagine aumentassero. Per questo motivo, sono sempre di più quelli che preferiscono abbandonare le ricerche organiche, piuttosto che cimentarsi in studi anche complessi.
Tra le nuove figure del digital marketing vi sono in maggioranza i social media marketers. Persone (alcune competenti, altre meno) che preferiscono investire budget pubblicitario per sponsorizzare i propri post sui social network convinti di aumentare la visibilità del proprio sito web ed arrivare forse più velocemente ad una conversione maggiore in breve tempo..
Che per carità, i risultati potrebbero essere sufficienti e la possibilità di acquisire lead non è difficile, ma la SEO è tutt’altra storia. Posizionare e mantenere un sito in prima o tra le prime pagine garantisce una stabilità economica che non ha dipendenze da social e mode del momento,
Seppur il lavoro da svolgere è esoso, quello che spingerà a continuare l’attività di Search Engine Optimization saranno gli stessi risultati che difficilmente vedranno crollare i risultati se non per un investimento maggiore dei nostri concorrenti, rimanendo quindi nella linea sottile della concorrenza.